TRALICCIO VERDE La sfida della potenza è stata quindi vinta facilmente (si fa per dire). Molto più difficile raggiungere il traguardo della guidabilità nel misto abbinata all’irrinunciabile stabilità alle ultra velocità, come definiscono ad Akashi le prestazioni della Ninja H2R. A questo scopo, c’è stato un lavoro combinato da parte di molte divisioni della “grande famiglia” Kawasaki. Oltre al motore e al compressore, il “gruppo di cervelli” ha infatti studiato il telaio e la carrozzeria. Il primo consta di un traliccio tubi d’acciaio ad alta resistenza studiato per combinare la rigidità, necessaria a contenere la straripante potenza del motore, e zone dalla studiata flessibilità, al fine di offrire stabilità alle ultra velocità ma anche feeling nel guidato in pista. In più una certa facilità, anche se con una moto da 300 CV è tutto relativo. La ciclistica, anche se non vengono comunicate le misure caratteristiche, non mostra quote extra large, quindi non è attraverso un interasse lungo che si è cercata la stabilità. Evidente il forcellone monobraccio, una primizia in casa Kawasaki, mentre l’impianto frenante è Brembo, con ABS (come confermano le ruote foniche e la sigla KIBS - Kawasaki Intelligent anti-lock Brake System - sul parafango anteriore) e aspettiamoci anche un sofisticato controllo di trazione. Le sospensioni sono raffinate: la forcella KYB ha tutti i registri di regolazione sui tappi superiori, mentre non parrebbe esserci “gestione” elettronica, come invece per l’ammortizzatore di sterzo Öhlins. Bellissimi i cerchi con 5 razze sdoppiate a motivo stellare, che calzano pneumatici Bridgestone slick (misure: 120/600R17-190/650R17).
L’AERODINAMICA E LA TECNICA DEFINISCONO IL LOOK
A tenere “in strada” la Ninja H2 durante la marcia ultraveloce (e a diminuire la resistenza all’avanzamento mentre si cerca la velocità) ci pensa la raffinata aerodinamica studiata insieme al comparto aerospace di Kawasaki Heavy Industries. Le sovrastrutture sacrificano la pulizia estetica sull’altare dell’efficienza, anche se alla fine raggiungono anche l’obbiettivo di definire un look a dir poco personale (alla maniera giapponese, però). Linee spezzatissime, superfici che si intersecano, studiatissimo equilibrio di pieni e vuoti, masse accentrate e rivolte in avanti e in basso… Se esteticamente questo serve a dichiarare in maniera inequivocabile le performance incredibili di una moto che si pone come pietra miliare e ammiraglia della Casa, un design del genere, chiamato “Intense Force Design”, ha anche (e soprattutto) una funzione. Ogni elemento della carrozzeria è studiato per massimizzare la stabilità alle alte velocità, favorire il raffreddamento del motore ma anche la sua alimentazione (notare il condotto Ram Air con bocca di entrata in posizione ideale per “pescare” aria fresca da inviare al compressore). Si notino a questo proposito le alette e gli alettoni e il codone avvolgente, mentre spiazza un po’ la parte bassa lasciata completamente scoperta.
PER ORA LA PISTAIOLA, A MILANO LA STRADALE La Ninja H2R è una moto il cui uso è limitato alla pista, ma alcuni dettagli ne fanno presagire un futuro “stradale”: manca il gruppo ottico anteriore ma c’è quello posteriore, i blocchetti elettrici sono muniti di tutti i pulsantini d’ordinanza per i fari e gli indicatori di direzione; gli specchietti non ci sono ma abbiamo MA sono in realtà previsti; la strumentazione è decisamente una versione definitiva e completa di tutti gli indicatori, con le cifre del contagiri che si illuminano e compaiono solo al passaggio della lancetta. E poi c’è l’inequivocabile blocchetto di avviamento con tanto di bloccasterzo e luci di parcheggio… Insomma, la stradale arriva. Precisamente al Salone di Milano: si chiamerà Ninja H2 e avrà il motore depotenziato. I CV saranno "solo" 200...